Il solco tracciato

26 maggio 2013, ovvero la data per eccellenza del Derby a Roma o di quello che ne rimane.

La data che ha segnato il definitivo spartiacque tra Noi e loro, tutte le differenze emerse a galla in un giorno e in quelli a seguire, per sempre… perché chi ha vissuto quella giornata, chi sta vivendo i giorni che ne sono seguiti ha ormai capito la netta differenza tra una Tifoseria unita e compatta, sobria ma calorosa e il melting pot giallorosso, spocchioso, borioso e convinto di vincere, incredulo nella sconfitta… e chi di Noi l’ha vissuta la tramanderà per sempre a chi verrà.

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Perché quella del 26 maggio al di là della competizione in palio è stata veramente il banco di prova tra Noi e loro, non ha certo vinto la Storia della Lazio sulla quella della roma, quella è vinta alle origini, non ha vinto Chinaglia su Pruzzo o Piola su Amadei, la Nostra Storia non sarebbe stata cancellata nemmeno in caso di sconfitta, sono emerse però le differenze abissali, sociali e culturali, tra Noi e loro e ne siamo stati tutti testimoni.

Una coppa all’ingresso in campo…

30mila da una parte e 30mila dall’altra (e menomale che, a detta loro, roma sarebbe giallorossa).

11 contro 11 e una palla a centrocampo.

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La partita come è andata lo sappiamo e sappiamo anche quello che abbiamo visto e vissuto, da una parte Noi, Curva Nord, Distinti e Tribuna Tevere, tutti uniti e colorati, una coreografia che sembrava un mosaico romano, dall’altra parte loro, accenni di coreografia in un distinto, fumogeni in curva sud, mutismo e rassegnazione in montemario, i primi a perdere sono stati loro, prima di totti e derossi, tutto era iniziato con le minacce ai nostri giocatori ma anche ai loro “o vittoria o morte”, recitava uno dei tanti striscioni esposti a trigoria e menomale che il loro ultimo motto recita “mai schiavi del risultato”, sbugiardati d’altronde al fischio finale, quando un’intera curva in soli 4 minuti si è svuotata, manco fosse la migliore delle esercitazioni antincendio, paradossalmente sono stati più veloci a svuotare la curva che a realizzare l’unica coreografia autorizzata nella storia del derby, quei 56 minuti impiegati per srotolare uno striscione li ricordiamo tutti.

La differenza abissale si è vista anche dopo, i nostri festeggiamenti a Roma, Piazza di Spagna, Piazza Sant’Eustachio, Talenti, Monteverde, Ponte Milvio, Villa Gordiani, Ciampino e in tutta la Provincia, una festa a settimana, la festa dei tifosi per i tifosi.

Il funerale goliardico a Ponte Milvio, una vera e propria rappresentazione teatrale del lutto, a parti inverse forse avremmo trovato manichini impiccati nel loro classico stile giustificato dagli organi competenti come goliardia.

L’aeroplano che ogni fine settimana li costringe a prendere il sole di spalle, costretti ormai, al rumore del bielica a mettere la testa sotto la sabbia anche se a passare è un semplice aeroplano pubblicitario.

Dall’altra parte ci sono stati loro, mai schiavi del risultato, a parole ovviamente, nei fatti, come dicevamo, hanno svuotato una curva in tempo di record, hanno abusato di una delle date del loro compleanno (la società ha festeggiato il 7 giugno, loro il 22 luglio) per imbrattare i muri di Testaccio (da sempre il loro quartiere) con le solite scritte infamanti… in pratica però se le sono fatte dentro casa loro… geni!

Le solite scritte, apparse anche in altri quartieri, di chi non sa perdere, di chi, avendo paura di affrontare i vivi, di notte si arma di bomboletta spry e imbratta i muri insultando i defunti… non pensando che non colpiscono solo una tifoseria, ma una Famiglia che da anni porta dentro il dolore di un Uomo di 33 anni che non ha nemmeno visto in faccia il proprio assassino, nascosto tra la folla a 160 metri di distanza, un Uomo che quel giorno andò allo stadio con la tessera del Fratello, tifoso romanista, perché quel giorno non se la sentiva, un Uomo morto di fianco alla propria Moglie.

Per Noi è stato difficile per 15 anni evitare di fargli fare quei coro o quelle scritte, così come è stato difficile per loro per 15 anni fingere. Subito lo smacco del 26 maggio sono riemersi i vecchi rancori. Ma forse è per questo che sono condannati in eterno a perdere le finali in casa ed è per questo che il primo ad alzargli la coppa in faccia il 26 maggio del 2013 è stato proprio Vincenzo Paparelli.

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E’ la storia che li condanna.

 

Il 26 maggio in foto:

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2 commenti al post “Il solco tracciato

  1. Kratos scrive:

    Come mai alcune immagini hanno una risoluzione piu’ bassa? E’ possibile averle a risoluzione maggiore? Grazie

  2. Hosting scrive:

    La vittoria viene decretata al mattino seguente da un’apposita giuria che, posta in cima al campanile, verifica con un filo a piombo quale squadra abbia tracciato il solco “piu diritto”

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